La scelta dei luoghi è scaturita dall’idea di proporre uno squarcio sul territorio comunemente denominato Alto Polesine, avente caratteristiche di omogeneità. Si tratta di paesi rivieraschi del Po, con qualche digressione all’interno, distribuiti lungo la sponda sinistra del fiume, che ha sempre segnato, nelle vicissitudini liete e tristi, la storia di generazioni dedite prevalentemente ad un’agricoltura di sussistenza.
Ma si tratta anche di paesi che hanno risentito dell’influenza dei territori confinanti, come il mantovano e il ferrarese. Lo stanno a dimostrare espressioni artistiche comuni a diverse chiese, opera di valenti autori che hanno lavorato in quella zona, e alcune devozioni che permangono tuttora e non fanno riferimento a tradizioni di area veneta. Scrive in proposito il prof. don Bernardino Merlo nella presentazione al volume di A. Gabrielli Comunità e Chiese nella diocesi di Adria-Rovigo del 1993: "...il Polesine è caratterizzato da espressioni e manifestazioni che differiscono da una località all’altra, o meglio, da una sponda all’altra del Canalbianco, che è la vera linea di demarcazione tra il Polesine di S. Marco (Venezia) e quello di S. Giorgio (Ferrara)". È da ricordare che pure dal punto di vista ecclesiastico questi paesi dipendevano dalla giurisdizione di Ferrara fino ai primi anni del 1800. Infatti, con le Bolle De salute dominici gregis (1818) e Cum non gravibus (1819) del papa Pio VII, fu dato definitivo assetto ai confini diocesani del Polesine.
L’itinerario, con i cenni storici, i testi, le didascalie riguardanti gli edifici religiosi e le opere d’arte in essi contenute, il richiamo a devozioni popolari legate ai santi patroni, si presenta come un percorso lungo il quale si è idealmente condotti a riscoprire il significato e la ricchezza di un contesto sociale, ambientale, storico e religioso che ha plasmato tante generazioni del passato, ma che continua ad essere fertile humus anche per la storia degli uomini di oggi, certamente più avvantaggiati dalle moderne acquisizioni in campo scientifico e tecnologico, ma forse bisognosi di un supplemento che si alimenta alle sorgenti più genuine della cultura, cioè a quel complesso di fattori umani e spirituali che costituiscono il vivere e il pensare dell’uomo di una determinata epoca e di un determinato paese. L’iniziativa è esempio concreto di impiego di un ricco materiale e, insieme, contributo a ripercorrere i territori bagnati dal grande fiume non solo con la memoria rivolta al passato, ma anche con lo sguardo attento a cogliere tutte le potenzialità del presente e, nel medesimo tempo, proiettato ad offrire alle future generazioni il senso più profondo delle loro radici.
Mons. Giorgio Seno - Direttore Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Adria-Rovigo