Opera di alta ingegneria militare, la strada camionabile di montagna fu costruita nel 1917 dalla 29a compagnia telegrafisti e dai reparti della fanteria della Brigata Piceno, seguendo il tracciato della mulattiera costruita dagli Alpini poco prima dell'inizio della guerra, per avere accessi alla sommità del Pasubio e quindi alla prima linea. 

L’edifico sacro, intitolato al Santissimo Nome di Gesù, ma più noto come Tempio Antoniano della Pace e dei Caduti in Guerra, venne eretto appunto in adempimento di un voto dei Padovani a Sant’Antonio, invocato a protezione della città durante il primo conflitto mondiale.

La costruzione del grandioso Tempio iniziò nel 1925, in scioglimento di un solenne voto pronunciato nel 1917 dal cardinale La Fontaine, patriarca di Venezia.

Le manifestazioni organizzate dall'Associazione rievocano eventi legati alla Prima Guerra Mondiale, allo scopo di dedicare un pensiero ai giovani di una generazione che hanno perso la vita sui campi di battaglia in luoghi suggestivi tra cui i colli e i monti della nostra regione.

L’edificio, originariamente in proprietà Seriman, si affaccia sulla riva sinistra del Naviglio del Brenta, e mostra ancor oggi, pur dopo una serie di interventi e modifiche strutturali, forme molto legate alla tradizione architettonica veneta della ‘casa di villa’.

Parallelamente al nascere della scienza moderna l’alchimia progressivamente declina e si riduce a pratiche di mera superstizione.

Già nel Medioevo emersero ostilità verso gli alchimisti. Dante nella Divina Commedia li colloca tra i falsari (Inferno, XXIX, 109-139), mentre domenicani e francescani emanarono varie condanne a riguardo.

A Valdenogher, vicino a Tambre d’Alpago, si trova questo edificio costituito da un nucleo cinquecentesco e da una parte aggiunta nell’800, ora adibita a Museo.

Composta nel Tardo Medioevo o nel Rinascimento, la Chiave o Clavicola di Salomone è il testo di magia più famoso di sempre, che riprende la tradizione cabalistica ebraica e quella alchimistica araba.

Centrale nell’alchimia era la ricerca della pietra filosofale, che oltre ad ottenere l’elisir di lunga vita e trasmutare vili metalli in oro consentiva di raggiungere il più alto grado di conoscenza.

Le opere sulla magia e l’occulto erano così diffuse che nel 1710 l’abate Laurent Bordelon (1653-1730) pubblicò l’Histoire des imaginations extravagantes de monsieur Oufle, in cui si ridicolizzavano le credenze più diffuse.

Il manoscritto di Giuseppe Gorlin della Biblioteca Bertoliana di Vicenza ci riporta ad un racconto, in bilico tra storia e leggenda, su fra Grison detto il “Mago delle montagne”.