Stagione di Prosa

Con il mese di novembre torna la stagione teatrale di Castelfranco Veneto. Appuntamenti di prosa che arricchiscono l’interessante cartellone del Teatro Accademico.

In apertura un capolavoro di Stefano Fresi, Toni Fornari ed Emanuela Fresi: giovedì 16 e venerdì 17 novembre in scena Cetra... una volta (turno A e B). Martedì 5 dicembre sarà il turno di Falstaff a Windsor (turno A), liberamente tratto da Le alegre comari di Windsor di Shakespeare. Sabato 16 dicembre si terrà lo spettacolare H2OMIX, con RBR illusionisti della danza (turno B). Dopo la pausa natalizia il primo incontro del nuovo anno è fissato per giovedì 18 gennaio con Piccoli crimini coniugali (turno B) a cura del Teatro Bresci.

Appuntamento da non perdere venerdì 2 febbraio con Giuliana dDe Sio e Alessandro Haber, che porteranno in scena La signora del martedì (turno A). Stivalaccio Teatro calcherà il palco il 15 e 16 febbraio con Arlecchino muto per lo spavento (turno A e B), ispirato al canovaccio Arleuqin muet par crainte di Luigi Riccoboni. Anche i castellani Anagoor arrivano all'Accademico con Ecloga XI (turno A). Chiude la stagione il trasformista Dario Ballantini, che porterà in scena Ballantini & Petrolini (turno A e B) il 14 e 15 marzo.


Biglietti posti centrali: intero 26 € / ridotto 24 € (< 30 anni; >65 anni)

Biglietti posti laterali: intero 18 € / ridotto 15 € (< 30 anni; >65 anni)

Biglietto Young: ridotto 5 € ( < 24 anni) - acquistabile solo presso la biglietteria del Teatro il giorno dello spettacolo, fino ad esaurimento.

Abbonamenti Turno A (6 spettacoli): 125€

Abbonamenti Turno B (5 spettacoli): 105€

Dettagli

Data / Ora

Location

Teatro Accademico

Indirizzo

via Giuseppe Garibaldi 4

Comune

Castelfranco Veneto

Provincia

TV

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Teatro Accademico
Teatri

Teatro Accademico

Francesco Maria Preti, architetto castellano, fu incaricato nel 1746 dall'Accademia dei Riccati, circolo culturale molto attivo in Castelfranco, di progettare un edificio che potesse essere utilizzato sia come teatro sia come sala per accogliere, nelle ore diurne, le riunioni accademiche della loro scuola. Preti ideò, di conseguenza, uno spazio che, nel rispetto delle proporzioni secondo l'applicazione della "media armonica", potesse assolvere entrambe le funzioni e la conferma di ciò ci viene da una lettera scritta all'amico conte Giordano Riccati, nella quale il Preti dichiara che "...il teatro è di nuova invenzione, atto ugualmente ad Accademie e a rappresentazioni o senza lumi o con illuminazione. E' stato nel suo interno ridotto ad intera perfezione e riesce così elegante che chiama a sé l'attenzione dei forestieri."I lavori di costruzione del teatro, iniziati nel 1754, ebbero compimento nello stesso secolo anche se restò incompiuta l'attuale facciata, insieme all'atrio, che fu eretta solo nel 1853 su progetto dell'ingegner Barea di Treviso, con modifiche e riduzioni rispetto al progetto originario.Il teatro fu il primo di quelli eretti nei piccoli centri dei dintorni ed assunse appunto il titolo di Teatro o Sala Accademica a seguito di particolare concessione della Repubblica di Venezia che poneva contemporaneamente il vincolo di una attività teatrale limitata a sole compagnie di dilettanti con prevalenza d'uso accademico. La costruzione era di proprietà dei palchettisti, com'era usanza di quei tempi.Dopo un lungo periodo di splendore, l'Accademia dei Riccati per intervento del governo austriaco fu costretta lentamente a spegnere la sua vitalità. Risorse però nel 1847 quando un'ondata di liberalità ad opera di alcuni cittadini riprese il sopravvento ed i soci adibirono la sala per lo spettacolo di opere di italianità con rappresentazioni di musica di Verdi e di Donizetti. Tale euforia si fece sentire anche nella struttura del teatro: nel 1858 vi fu l'intervento di Giambattista Meduna che, oltre all'abbattimento del soffitto con gli affreschi di Giambattista Canal, rettificò la curva dei palchi, eliminò l'alto zoccolo a bugnato rustico che cingeva le pareti e occluse le finestre, snaturando completamente l'opera del Preti. Il soffitto ed il sipario furono rifatti con affreschi e tempere di S.Santi, mentre i fregi sui palchetti sono stati dipinti dal Voltan.Il Teatro godette del suo massimo splendore alla fine del 1866 con l'annessione del Veneto all'Italia, poi cominciò la sua decadenza fino a spegnere lentamente la sua attività nel 1910. Nel 1946 i proprietari e l'Università Popolare cercarono di ridargli nuova vita, ma per poco perché lo stabile richiedeva forti spese di manutenzione e di restauro.L'8 febbraio 1970 la Società del Teatro decise di donare lo stabile al Comune di Castelfranco Veneto affinché lo riportasse nuovamente alla sua originaria funzione. Il progetto di restauro ed ampliamento, redatto dall'arch. Angelo Scattolin, restituì all'opera, insieme alla riapertura delle finestre, gran parte dei caratteri originari. La struttura si apre con l'elegante atrio che si presenta con un corpo centrale allungato, parallelo alla strada, chiuso nei fondali da due absidi, collegato alla platea da un cunicolo. Ai lati della platea le due logge costituiscono l'aspetto nuovo nella storia dell'architettura teatrale. Esse sono formate da due imponenti colonne corinzie, aperte nel muro retrostante da un ampio fornice e da due finestre sormontate da relative finestrelle, elementi questi che immettono una grande quantità di luce nel vano teatrale. (...)