aneddoto; letteratura orale non formalizzata; Paròn Iacomo Biàsio e el paroco de la Tomba ; informatore;
Beni Etnoantropologici Immateriali
Descrizione
Il parroco de la Tomba aveva una grande somiglianza con Paròn Iacomo della famiglia dei Biàsi. Il parroco vedendo lo stile di vita del contadino in cuor suo ne provava una certa invidia. Un giorno incontrandosi i due, il parroco confida il proprio sentimento, cosicché Iacomo gli propone di scambiarsi i ruoli. Così fecero. Le mattine seguenti il finto parroco celebrò la messa in modo frettoloso e strambo. Le vecchie del paese, preoccupate, scrissero quindi una lettera al Vescovo sostenendo che il parroco fosse impazzito. Il Vescovo sinteressò della questione, ma non vi trovò nulla di strano. Allora i parrocchiani decisero di fare uno scherzo al finto parroco. A quei tempi quando moriva qualcuno si usava vegliarlo in chiesa tutta la notte e questa era unincombenza che spettava al parroco. Alcuni bontemponi decisero di fargli prendere un bello spavento: uno di loro si finse morto, venne allestita la camera ardente in chiesa, il parroco si pose sullaltare maggiore a vegliare in compagnia di un bel secchio di vino. Nel cuore della notte il finto morto alzò la testa e il parroco gli impose di stare giù con la testa. La stessa scena si ripeté per due volte e alla terza il finto parroco agguantò il crocefisso di rovere e diede quattro bastonate al morto così lo sistemò. Alla messa del mattino i parrocchiani accorsero per vedere se lo scherzo fosse riuscito. Il parroco avvisò dal pulpito che la prossima volta in cui fosse morto qualcuno, sarebbe bene accertarsi della morte effettiva, prima di portare la salma in chiesa, perché la scorsa notte se non avesse avuto il crocefisso di rovere avrebbe avuto un bel daffare ad ammazzare il finto morto.